Quindi possiamo dire che la generazione dei cattivi odori, non dipendono solamente dai fattori chimico-fisici legati alla sola molecola maleodorante; ma dipende anche dalla potenzialità osmotica, ovvero la sua capacità di essere percepita dal sistema olfattivo. Tale variabile dipende da molti fattori che possono essere: propri della sostanza “fattori chimico-fisici” (come: dimensioni e forma delle molecole, volatilità, idrosolubilità, iposolubilita), individuali “fattori soggettivi” (quali: sensibilità, età, sesso e lo stato psico-fisico del ricettore), ed ambientali (temperatura, umidità, pressione, velocità e direzione dei venti)\cite{2012,2013}.
Negli ultimi anni ha avuto un’estrema importanza la necessità nel monitoraggio della qualità dell’aria in relazione ai livelli ambientali di odore, risultando indispensabile quantificare le emissioni odorigene, con la conseguenza di portando al riconoscimento degli odori molesti come dei veri e propri inquinanti atmosferici “inquinante olfattivo”\cite{Nicell_2009}. I metodi presenti nella letteratura scientifica \cite{Zarra_2009,Zarra_2008} per l’indagine odorimetrica appartengono a 3 procedimenti differenti di misura:
- metodi sensoriali (comprendono: olfattometria dinamica, questionari ed analisi in campo); tali metodi considerano la miscela nel suo insieme, indipendentemente dai singoli. Essi si basano su una misura diretta dell’odore utilizzando il naso come sensore;
- metodi analitici o strumentali (gascromatografia/spettrometria di massa (GC/MS) e fiale colorimetriche); tramite le quali siamo in grado di riconoscere i singoli costituenti della miscela odorigena, con una caratterizzazione quali quantità;
- metodi misti dove noi abbiamo rivolto la nostra attenzione ai metodi misti, che sono quelli con il più alto potenziale futuro, in particolare il sistema (IOMS).