Gli impianti di trattamento delle acque reflue emettono odori che vanno sempre più ad impattare le aree circostanti, ecco perché l’attenzione sotto questo aspetto è sempre più elevata. Per controllare questi odori si vanno a monitorare e a caratterizzare campioni, a seguito di misurazioni dirette, e visti gli svantaggi che comportano alcune metodologie dirette, come elevati costi e problemi pratici, tra tempo e l’elaborazione dei dati, si discutono nel seguente paragrafo alcune tecnologie e approcci utilizzati per il perseguimento della qualità idrica in diversi ambiti. In primis si propone una nuova tecnica che misura la capacità di emissione degli odori (OEC) legandola tramite un nuovo indicatore al BOD5, Domanda Biochimica di Ossigeno, e il COD, Domanda Chimica di Ossigeno. Pertanto sono stati effettuati studi di ricerca in cui sono state selezionate due unità di trattamento (P1 e P2) con notevole emissione di odori, dalle quali sono stati rilevati 10 campioni di acque reflue e 10 campioni di aria, a seguito di un campionamento mensile per i successivi dieci mesi. Ogni campione di acque reflue è stato classificato e caratterizzato secondo l’OEC, COD e BOD5.